riportiamo l' Articolo sul Proff. Di Bella che si è distinto per i suoi studi sulla melatonina (Alato 37) Gazzetta di Modena, 17 luglio 2004
In concomitanza con l’anniversario della nascita del prof. Di Bella importante pubblicazione dà un riconoscimento postumo ai suoi studi Melatonina: ora si scopre utile contro il cancro
Il «Trattato di medicina interna» sottolinea aspetti positivi nell’uso della sostanza
Gli autori del Teodori rilevano proprietà e implicazioni positive di questa sostanza anche nella psichiatria Servizio di
Vincenzo Brancatisano
Il 17 luglio 1912 nasceva il prof. Luigi Di Bella, morto l’anno scorso. Di Bella, pioniere nell’uso della melatonina non solo nella cura dei tumori, ha ideato una terapia anticancro basata anche su somatostatina e retinoidi. «Senza la melatonina - sosteneva - non si può pensare di combattere il cancro». Ma il mondo scientifico snobbava la sostanza e quello politico provò a dichiararne l’illegalità con un decreto legge. E nel 1998, in occasione della sperimentazione della cura, si tentò di eliminarla: per Rosy Bindi la melatonina era “un alimento”. Ora esce un importante trattato di Medicina, destinato a medici e studenti che, pur non citando Di Bella, ne rilancia le intuizioni.
La melatonina ha potere anticancro, promette bene in psichiatria e “può facilitare la sospensione di un trattamento con benzodiazepine, mantenendo una buona qualità del sonno”. Su altro versante, “riduce la distruzione tissutale durante la risposta infiammatoria”. E’ quanto si legge nell’edizione 2004 del «Teodori», lo storico «Trattato italiano di medicina interna» edito dalla Società Editrice Universo, 3250 pagine, euro 190. Nel paragrafo “Melatonina e neoplasie” gli autori Boscaro, Arnaldi e Faloia descrivono gli effetti dell’ormone prodotto dall’epifisi nella cura del cancro. Si fa riferimento alle proprietà antiossidanti, in relazione alle quali “è stata recentemente dimostrata l’efficacia della melatonina somministrata a dosi farmacologiche nel ridurre il danno tissutale cardiaco in modelli sperimentali di ischemia/riperfusione”. I dati, che riguardano soprattutto modelli animali, “possono avere implicazioni cliniche nell’anziano, dove i livelli di melatonina sono naturalmente ridotti predisponendo così i soggetti in età avanzata a danni maggiori del muscolo cardiaco durante episodi acuti di ischemia”. Ma veniamo ai tumori. Oltre alla sua capacità oncostatica, “altri potenziali meccanismi riguardano la capacità della melatonina di ridurre l’angiogenesi tumorale”, cioè la formazione dei vasi sanguigni che alimentano il tumore. Ancora. “Come antiossidante la melatonina si è dimostrata capace di ridurre il danno indotto dai radicali liberi al Dna meglio di altri antiossidanti classici”. E’ poi segnalata “la modulazione del sistema endocrino e di quello immunitario dove, tra l’altro, la melatonina è un potente inibitore della apoptosi (autodistruzione, ndr) nelle cellule immunitarie”. In un altro passaggio che si riferisce a una linea cellulare di carcinoma mammario si legge che “la melatonina ha dimostrato inibire la crescita cellulare, aumentare l’apoptosi ed inibire la capacità di metastatizzare”. Alcuni risultati “hanno fatto ipotizzare che la melatonina possa essere utilizzata nel trattamento del melanoma uveale metastatico, una delle più frequenti neoplasie oculari”. Molti risultati descritti sono stati rilevati sugli animali. Nell’uomo “i dati sono più confusi ed incerti anche se nella maggior parte dei casi sembra confermarsi il ruolo protettivo della melatonina”. Il legame tra il ritmo di secrezione di melatonina e lo sviluppo del tumore “sembra essere particolarmente evidente nei pazienti con carcinoma mammario e carcinoma prostatico”. E ancora: “In pazienti con carcinoma del polmone e gastrointestinale è stata trovata una correlazione inversa tra i livelli di melatonina e l’indice proliferativo”. Anche se Di Bella prescriveva il farmaco ai pazienti, ricordiamo che si è ancora in una fase sperimentale (anche per i ritardi e le ostilità della scienza) e non sono noti gli effetti collaterali a lungo termine: gli autori segnalano il rischio di una certa “attività anche oncogenica” della sostanza. Ma, prosegue il Teodori, “in alcuni pazienti, i risultati degli studi sembrano essere promettenti. Nell’uomo, l’impiego terapeutico della melatonina ha ridotto in alcuni casi la crescita neoplastica e prolungato la sopravvivenza, spesso migliorando la qualità della vita”. L’impiego combinato di melatonina ed interferone, per esempio “si è dimostrato superiore al solo interferone nel trattamento di 33 pazienti con carcinoma del rene metastatico”. E ancora: in altri studi “la somministrazione serale di melatonina per via intramuscolo in 54 pazienti con tumori solidi di varia natura, metastatici ed in fase molto avanzata, ha portato ad una parziale risposta (riduzione del tumore di oltre la metà, ndr) in un caso, ad una minima risposta in due casi e ad una stabilizzazione della malattia in 20 casi. Gli stessi autori... hanno poi trattato altri pazienti affetti da differenti neoplasie in stadio avanzato e prognosi infausta”, confrontando gli effetti ottenuti con la tradizionale chemioterapia con quelli ottenuti aggiungendo la melatonina. I risultati di questi studi “hanno dimostrato che la melatonina può agire sinergicamente con i chemioterapici aumentandone gli effetti antitumorali, stabilizzando la malattia e, seppure in pochi casi, ottenendone una regressione”