di aminoacidi: Cistina, Lisina, Taurina, Istidina, Arginina, Asparagina, Glicina, Acido Aspartico, Serina, Acido Glutammico, Treonina, Alanina, Prolina, Tirosina, Triptofano, Fenilalanina, Metionina, Valina, Leucina, Isoleucina. Altri studi più recenti eseguiti presso centri universitari in Giappone hanno isolato una nuova sostanza definita Acido Pfaffico, diverse nuove saponine, Germanio organico, sali minerali e oligoelementi. L’Acido Pfaffico possiede effetti inibitori sulla crescita di cellule tumorali in coltura. La Pfaffia può essere definita “un adattogeno” ed è tradizionalmente usata in diversi tipi di cancro, per il diabete, patologie degenerative, squilibri ormonali, osteomieliti, disturbi cardiovascolari, ferite e piaghe, impotenza, ipertensione, squilibri nervosi. Il fatto che la Pfaffia possa agire bene in condizioni così diverse può essere dovuto alla sua molteplicità di componenti. Sembra che questi si attivino quando il nostro organismo ne ha la necessità. Questa è una ragione per usare tutta la pianta invece di estrarne i componenti principali o ritenuti tali. Quando tutta la pianta viene usata, i diversi sistemi dell’organismo ricevono il nutrimento che gli è necessario dai diversi componenti della pianta migliorando in questo modo lo stato di salute. Il nome popolare della Pfaffia è “Ginseng brasileiro” per il fatto di avere, come il Ginseng orientale, spiccate azioni adattogene e di essere utile in ogni condizione patologica perché riesce ad attivare e migliorare i processi fisiologici di tutto l’organismo. Chi prende questa pianta riferisce di provare un senso di benessere, prima ancora che il disturbo specifico di cui soffre abbia iniziato a migliorare. Aumenta la calma e contemporaneamente dà energia; migliora la capacità di destreggiarsi nei problemi quotidiani dando maggior lucidità mentale. Migliora, infine, la resistenza alle infezioni. E’, inoltre, molto usato come tonico e per preservare lo stato di buona salute.